09/11/2018 - L’Italia, con le sue 620.808 frane che interessano un’area di 23.700 km2 (pari al 7,9% del territorio nazionale) è uno dei Paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi. L’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome secondo modalità standardizzate e condivise, è la banca dati sulle frane più completa e di dettaglio esistente in Italia (http://www.progettoiffi.isprambiente.it). Il 91% dei comuni italiani sono a rischio idrogeologico ed oltre 3 milioni di famiglie vivono in territori classificati ad alta pericolosità per frane e alluvioni.

Circa 7 milioni e mezzo di persone sono a rischio, di cui 1,3 milioni vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (PAI - Piani di Assetto Idrogeologico) e più di 6 in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni).
Circa 1/3 del totale delle frane sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane. I fattori più importanti per l’innesco delle frane sono le precipitazioni brevi e intense, quelle persistenti e i terremoti.
Il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA) fornisce un importante contributo al monitoraggio e controllo delle frane, attraverso la gestione di reti regionali di monitoraggio, quali la rete ReRCoMF dell’ARPA Piemonte, la rete del Centro Monitoraggio Geologico di ARPA Lombardia e la rete Remover di ARPA Liguria.

Archiviare le informazioni sui fenomeni franosi è un’attività strategica, tenuto conto che gran parte
delle frane si riattivano nel tempo, anche dopo lunghi periodi di quiescenza di durata pluriennale o
plurisecolare, come la frana di Corniglio; l’Inventario IFFI è un importante strumento conoscitivo di base che viene utilizzato per la valutazione della pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), la progettazione preliminare di interventi di difesa del suolo e di reti infrastrutturali e la redazione dei Piani di Emergenza di Protezione Civile.

Questo è uno dei 4 temi presentati e discussi nell’evento tenutosi oggi a Ecomondo, temi strategici su cui il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente vuole confrontarsi con i principali stakeholders per poter indirizzare al meglio le proprie scelte operative di medio e lungo termine, per un ruolo più incisivo nelle politiche ambientali del Paese.

Altro tema affrontato nel corso dell’incontro: il Green Public Procurement (GPP), strumento fondamentale per lo sviluppo dell’economia circolare e per una riconversione ecologica del mercato e dei servizi. Il nostro Paese ha infatti adottato nel 2008 - poi aggiornato al 2013 - il Piano Nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nella Pubblica Amministrazione. Il SNPA ha adottato, nel gennaio 2017, le linee guida sul GPP del Sistema.
Queste due discussioni si sono svolte su documenti già disponibili per il Sistema; gli altri due sono una presentazione di “lavori in corso” anche se in uno stadio avanzato, proprio per tenere conto di eventuali spunti di riflessione emersi a Ecomondo da considerare nella stesura.

Per ciò che riguarda le rocce da scavo, la gran parte dei materiali sono riutilizzati al di fuori della disciplina dei rifiuti, pertanto non contabilizzati nelle dichiarazioni annuali. Si tratta in ogni caso di quantità importanti: basti pensare che tutte le opere dai più grandi cantieri (Torino Lione, per citarne una) ai più piccoli (come la realizzazione di un pozzo) prevedono l’esecuzione di scavi e quindi la produzione di terre e rocce da scavo per diversi milioni di tonnellate di materiale.

L’intero Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia è disponibile online al seguente link: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/dissesto-idrogeologico-in-italia-pericolosita-e-indicatori-di-rischio-edizione-2018

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