23/02/2016 - Come previsto dai modelli globali di dispersione, una spessa “nube” ricca di polveri sahariane ha interessato la nostra regione nelle giornate del 22 e 23 febbraio, con maggiore evidenza ad alta quota. Il fenomeno era visibile anche ad occhio nudo, dando origine a un cielo in apparenza lattiginoso.

Grazie al sistema di misura che integra le stazioni della Rete di monitoraggio della qualità dell’aria con strumentazione in grado di fornire un profilo di aerosol lungo la verticale, si è potuto confermare tale evento e quantificare la portata del fenomeno.

Ecco i risultati:

lidar spiegazione

Il grafico appare piuttosto complesso, ma non c’è niente di semplice in una misura di questo tipo che esplora tutto il cielo sopra di noi. Si usa uno strumento, il lidar, molto sofisticato, in grado di emettere un fascio laser in atmosfera fino a una quota di 15000 m e di misurarne l' “eco“ di ritorno a terra.

Henri Diémoz, fisico esperto in questa tematica ci spiega come leggere il grafico: «Il laser che emettiamo da terra “rimbalza” principalmente su due bersagli atmosferici: le nubi e le polveri. L'immagine rappresenta l'intensità del segnale di ritorno del laser in funzione della quota (scala verticale): colori caldi indicano un segnale di ritorno più forte, rappresentativo di ostacoli più opachi, colori freddi un segnale più debole, caratteristico di ostacoli più trasparenti. Il grafico ci dà anche un'idea di come l'atmosfera evolve nel tempo (scala orizzontale; il tempo scorre da sinistra a destra). Nell'immagine relativa al 22 febbraio, durante la notte e il primo mattino possiamo osservare la presenza di nubi alte a una quota di 10000-12000 m, in rosso. Negli strati inferiori dell'atmosfera, sono distinguibili due livelli (in azzurro-verde): uno più basso, che si estende fino a circa 1000 m, che rappresenta il particolato di origine urbana (traffico, riscaldamento, industria), il secondo, più elevato (fino a una quota di 4000 m), che indica l'arrivo di polveri minerali provenienti dal deserto. Queste ultime “galleggiano” sopra lo strato inferiore, dal quale sono tenute separate dall'inversione termica caratteristica della notte e del primo mattino. Durante il giorno, grazie al riscaldamento del sole, i due livelli vengono a contatto e avviene il rimescolamento, in grado di depositare le polveri al suolo. Infine, nell'immagine, è visibile la formazione di nubi più basse che danno origine a precipitazione».

Ma confrontiamo questi dati con quelli rilevati al suolo nelle stazioni di Aosta, Cogne e La Thuile.

grafico

Il grafico riporta tutti i valori misurati ora per ora nei giorni tra il 18 e il 24 febbraio.
Sono ben visibili i picchi dei valori orari che, tra il 22 e il 23 febbraio, crescono in modo significativo, con valori superiori proprio nella stazione di La Thuile, dove sono stati superati i 100 microg/m3. Il sito a quota maggiore, infatti, è maggiormente esposto alla nube di polveri.
Le misure mostrano che, malgrado la contaminazione, i valori di polveri sospese PM10 non hanno comportato un significativo peggioramento della qualità dell’aria, rimanendo al di sotto dei limiti normativi.

(foto in homepage: Jeff Schmaltz, MODIS Rapid Response Team, NASA GSFC)

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