23/10/2018 - A partire dal 14 ottobre la strumentazione delle centraline di misura della qualità dell’aria ha registrato un graduale aumento di polveri (PM10) presso tutte le stazioni della Valle (vedi Fig 1). L’arrivo di uno strato elevato (da terra fino a 2000 m s.l.m., poi in crescita fino a 3500 m s.l.m.) di polveri era già stato segnalato la sera del 13 ottobre dal Lidar-ceilometer (vedi Fig 2), uno degli strumenti ottici posti presso l’area di monitoraggio della sede ARPA.

L'analisi delle retrotraiettorie (vedi Fig 3) conferma quanto facilmente immaginabile: la sorgente primaria delle masse inquinate risulta essere la Pianura Padana, anche se non può essere escluso un parziale contributo (ma solo negli strati alti) dovuto al passaggio di polveri sahariane. Nel corso delle prime settimane di ottobre, infatti, si è verificato un forte accumulo di particelle nelle pianura Padana (evidenziato dalle immagini satellitari di MODIS-vedi Fig 4), successivamente trasportate verso la nostra valle da venti provenienti da sud, come indica la situazione di circolazione sinottica degli ultimi giorni. Da che cosa sono composte queste polveri? Le misure di ARPA effettuate con l’etalometro hanno scartato che il contributo principale sia attribuibile a particolato come quello dovuto a incendi (primario) caratterizzato da concentrazioni alte di carbonio allo stato elementare.

In attesa delle analisi del laboratorio chimico, si ritiene che le masse d'aria contengano particolato di tipo secondario, capace di diffondere la radiazione solare in arrivo e di accrescersi assorbendo il vapor d’acqua contenuto in atmosfera. Ambedue queste caratteristiche sono apparse in modo lampante durante la scorsa settimana, soprattutto al mattino e alla sera, quando la foschia è stata ben visibile da chiunque ad occhio nudo.

In corrispondenza a questo episodio di trasporto, le particelle sono state rivelate anche a nord delle Alpi, per il fatto che il carico di polveri era rilevante e per la forza dei venti che spiravano da sud. Lo strato inquinato era visibile, ad esempio, a Payerne in Svizzera (rete Europea ceilometers, di cui ARPA VdA fa parte) fino a una quota di 3000 m slm. Un aumento di polveri è stato, inoltre, rilevato, sempre in Svizzera, anche a quote maggiori (3580 m slm), presso l'osservatorio atmosferico di Jungfraujoch.

Nel corso degli ultimi anni, ARPA ha fatto importanti passi nel tentativo di quantificare il contributo alla qualità dell'aria locale dato dall’inquinamento che, ovviamente, va a sommarsi, interagendo con esso, a quello generato localmente. L’importanza di monitorare i fenomeni di trasporto delle polveri è legata al fatto che esso ha influenze sul clima (interazioni delle particelle con la radiazione solare e formazione di nubi) e sugli ecosistemi in alta quota, oltre che sulla visibilità e l'aspetto del paesaggio. 

 
 
 
grafico avvezione
                                 
                               
                                 Fig 1- concentrazioni medie giornaliere rilevate presso le centraline di monitoraggio della Valle.
 
 
 
 
immagine avvezione
                                     Fig 2 - immagine dell'avvezione di polveri fornita dal Lidar-ceilometer.
 
 
retrotraiettorie14ott
 
                                         Fig 3 - Retrotraettorie
 
 
 
modis
 
 

                          Fig 4 -Immagine dal satellite MODIS. Fonte: https://worldview.earthdata.nasa.gov

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