19/11/2020 - L’emergenza pandemica della scorsa primavera ha notevolmente incrementato il numero di lavoratori agili che, in poco più di due settimane, hanno dato vita al più rapido esperimento di smart working del mondo occidentale, con il coinvolgimento di milioni di persone. Per la prima volta, questa particolare modalità di lavoro è diventata all'improvviso una necessità, nonché una priorità, per tutelare la salute, il lavoro e garantire la continuità dei servizi.

Tenendo conto dell’ampio spettro degli impatti sociali, ambientali, produttivi, commerciali ed economici, sono molteplici le ricadute del lavoro agile, tanto positive quanto negative.

Come ARPA ci limitiamo a studiare il fenomeno per quanto è di nostra competenza, ovvero gli effetti sull’ambiente, restituendo analisi e studi che contribuiscono a popolare una base informativa che sarà sicuramente di supporto per valutare la nuova organizzazione del lavoro e della vita, che l’evolversi della situazione inevitabilmente richiederà. La modalità del lavoro a distanza, ha portato a un minor utilizzo dei mezzi di trasporto a motore, cosa ovviamente assai positiva per l’ambiente e per la nostra qualità di vita in generale. Per avere una fotografia oggettiva del fenomeno, ricorriamo alla matematica, rispondendo alle seguenti domande:

Quanti sono i km su strada che sono stati effettivamente risparmiati nella nostra regione lavorando da casa?

Per rispondere a questo interrogativo sono state prese in esame le realtà dei dipendenti pubblici, in particolare della nostra Agenzia e dell’Amministrazione Regionale che, durante il periodo dell’emergenza pandemica, hanno adottato in larghissima misura la modalità operativa del lavoro a distanza.

L’analisi che è stata fatta si riferisce al periodo marzo-luglio 2020

  • i lavoratori in modalità smartworking sono risultati essere stati più di 1600
  • sono state mediamente 46 le giornate di lavoro agile effettuate da ogni dipendente

Calcolando il tragitto medio casa-sede di lavoro, è emerso che i chilometri non percorsi sono stati in totale circa 1.500.000 (pari a quasi 4 volte la distanza terra-luna o 37 volte la circonferenza della Terra!!).  Dall’analisi dei dati degli anni precedenti è risultato che, nel periodo considerato, in Valle d’Aosta di solito si percorrevano mediamente 85.000.000 km con mezzi leggeri.

In termini percentuali, ne risulta che i km non percorsi durante il periodo di smartworking diffuso sono stati il 2% del totale percorso mediamente nello stesso periodo negli anni precedenti.

Quante emissioni di inquinanti sono state risparmiate lavorando in smartworking?

Per rispondere a questa domanda è stato preso in esame l’Inventario regionale delle emissioni che fornisce la stima dei carichi inquinanti, prodotti da tutte le sorgenti emissive, cui sono soggette le diverse parti del territorio. Ecco ciò che è emerso:

INQUINANTE EMISSIONI RISPARMIATE (kg)
SO2 (biossido di zolfo) 6
NOx (ossidi di azoto) 564
CO (monossido di carbonio) 866
PM10 (particolato atmosferico) 54
CH4 (metano) 15
CO2 (biossido di carbonio o anidride carbonica) 241

Tutti gli inquinanti considerati sono legati in modo maggiore o minore alle emissioni da traffico.

Qual è la riduzione rappresentata da queste quantità sull’insieme delle emissioni prodotte dal traffico su tutta la regione?

Riportiamo qui di seguito la tabella riassuntiva in cui sono sintetizzate le quantità di emissioni, relative ai diversi inquinanti, prodotte durante il periodo marzo – luglio in tutta la regione con e senza smart-working diffuso:

INQUINANTE EMISSIONI senza smart working (kg)
EMISSIONI RISPARMIATE (kg)
RIDUZIONE (%)
SO2 (biossido di zolfo) 290 6 2,12
NOx (ossidi di azoto) 23340 564 2,41
CO (monossido di carbonio) 40140 866 2,16
PM10 (particolato atmosferico) 6910 54 0,78
CH4 (metano) 590 15 2,60
CO2 (biossido di carbonio o anidride carbonica) 10284 241 2,34

Si può notare come il ricorso al lavoro agile abbia determinato una riduzione percentuale che è superiore al 2% per tutti gli inquinanti considerati e di poco inferiore all’1% per il particolato atmosferico.

Questi dati, se osservati dal punto di vista ambientale, fanno emergere quale sia l'impatto concreto degli spostamenti connessi al lavoro, tenendo conto che la rilevazione è stata effettuata non su tutta la popolazione attiva, ma solo su una parte di essa. Sicuramente si tratta di dati e informazioni che dovranno in qualche maniera essere tenuti in considerazione nell'organizzazione della ripresa post gestione della pandemia, ripresa che ovviamente tutti ci auspichiamo possa avvenire al più presto.

E' altresì evidente che gli impatti di tipo ambientale non possono essere analizzati al di fuori di un contesto socio-economico, e che lo stesso smartworking necessita di una valutazione oggettiva in termini di efficacia, efficienza e qualità, ma anche di benessere organizzativo.

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