20/10/2021 - È stato appena pubblicato uno studio che per la prima volta quantifica il surriscaldamento atmosferico causato dalle particelle inquinanti in Valle d’Aosta. I risultati mostrano che anche in Valle d’Aosta, un ambiente solitamente poco inquinato, la presenza di particelle inquinanti può causare un surriscaldamento dell’atmosfera che in alcuni casi è pari o superiore a 1° C, un valore considerevole se si pensa che è circa pari all’aumento di temperatura medio osservato dal periodo preindustriale a oggi.

Perché questo studio è importante?

Le particelle inquinanti (particolato atmosferico, o aerosol), oltre a rappresentare una minaccia per la qualità dell’aria che respiriamo, possono avere anche altri effetti: ad esempio, queste particelle possono riflettere o assorbire parte della radiazione che arriva dal Sole, alterando la quantità di energia che raggiunge la superficie o che viene assorbita in atmosfera. Quest’interazione dipende da specifiche proprietà del particolato, che ne esprimono il potere di assorbire o riflettere la radiazione solare, e ovviamente dalla sua abbondanza in atmosfera.

L’interazione tra l’aerosol e la radiazione solare è una componente molto importante dell’influenza umana sul clima terrestre. D’altra parte, trattandosi di fenomeni complessi, la quantificazione dell’effetto del particolato sul clima è ancora assai incerta, come anche rimarcato nei report dell’autorevole Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

È quindi fondamentale condurre questo genere di studi in maniera ampia e sistematica, e specialmente nelle aree di montagna come le Alpi: in queste regioni la complessità morfologica del territorio rende ancora più interessante e probante questo tipo di studi; inoltre le montagne sono vere e proprie “sentinelle” del cambiamento climatico, a causa della loro maggiore sensibilità alle alterazioni climatiche e alla ricchezza di ecosistemi che sostengono.

Figura1

Figura 1: schematizzazione dell'interazione tra radiazione solare e particolato atmosferico.
La foto originale mostra uno strato ricco di aerosol nel fondovalle valdostano, ripreso dalla Croce di Fana, sopra Quart (foto di Corrado Cometto).

Lo studio condotto da ARPA Valle d’Aosta ha permesso di quantificare per la prima volta l’alterazione dei flussi energetici tra superficie e atmosfera in alcune situazioni significative a livello di particolato sospeso. A tale scopo, sono stati utilizzati avanzati strumenti di telerilevamento, oltre a complesse simulazioni modellistiche che permettono di ricostruire l’interazione tra l’aerosol e la radiazione solare.

Le competenze e le dotazioni strumentali di ARPA hanno permesso quindi di valutare un effetto complesso come l’interazione tra particolato e radiazione solare in un ambiente privilegiato e sensibile come quello alpino, dove questi studi sono assai poco frequenti; il risultato finale certifica che anche in ambiente montano questa interazione può essere tutt’altro che trascurabile, e presenta uno spunto per continuare la ricerca in questa direzione.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista Bulletin of Atmospheric Science and Technology (al link: https://doi.org/10.1007/s42865-021-00041-w), è stato condotto da Gabriele Fasano e Henri Diémoz della Sezione Aria e Atmosfera di ARPA VdA, in collaborazione con ricercatori di enti nazionali e internazionali (Università di Torino, Università La Sapienza di Roma, Università di Milano-Bicocca, Osservatorio Nazionale di Atene e Agenzia Meteorologica del Giappone). Lo studio sintetizza la tesi di laurea magistrale elaborata da Gabriele Fasano presso la Sezione Aria a Atmosfera di ARPA, dove attualmente è invece impegnato come borsista di ricerca.

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