La neve ha un grande effetto sulla temperatura del suolo: riflette la radiazione solare e contiene molta aria al suo interno e quindi è un efficace strato isolante tra il suolo e l'aria. Uno spessore di neve di 15-20 cm è sufficiente a stabilizzare la temperatura del suolo che smette di oscillare e assume valori intorno a 0°C. Quando la neve fonde in primavera o estate la temperatura del suolo ricomincia a variare influenzata dal riscaldamento diretto del sole e dalla temperatura dell'aria.

fig2 es Tsoilneve perma s

Osservando l'andamento della temperatura del suolo nella figura sopra, è possibile dedurre il periodo in cui è presente la neve, in corrispondenza della stabilizzazione dei valori di temperatura. È inoltre possibile definire con precisione la data di fusione completa del manto nevoso, graficamente riconducibile a un innalzamento repentino della temperatura e ad un aumento della variabilità giornaliera. La temperatura del suolo sotto la neve può inoltre fornire indicazioni indirette sulla presenza di permafrost: valori inferiori a -2/-3°C (figura sotto) indicano una probabile presenza di permafrost; valori intorno allo zero indicano invece assenza di permafrost.

fig1 es Tsoilneve noperma s

Al fine di indagare la relazione tra temperatura del suolo e la durata della neve e per ottenere indicazioni indirette sulla distribuzione del permafrost, abbiamo realizzato nella conca di Cervinia una rete di 20 sensori per la misura della temperatura del suolo. I sensori sono installati a 5 cm di profondità a varie quote (2100-3100 m slm) e su diversi tipi di suolo.

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Dopo 3 anni di monitoraggio (2011-2013) solo i sensori più ad altra quota (2900-3100 m slm) nella zona del Colle Superiore di Cime Bianche e dell'Oriondé, hanno mostrato temperature sotto la neve tali da indicare la possibile presenza di permafrost. Considerando la relazione tra la neve e la temperatura del suolo, si è visto che la durata della copertura nevosa può essere molto diversa da un anno all'altro con notevole impatto sulla media annua delle temperatura (Mean annual ground surface temperature: MAGST). Una primavera particolarmente calda può provocare la fusione anticipata del manto nevoso determinando un riscaldamento suolo. Mettendo in relazione la MAGST con la durata del periodo di innevamento emerge che ad un numero inferiore di giorni di neve corrispondono temperature medie del suolo più elevate. Il grafico rappresenta i valori medi (punti) e la deviazione standard (barre verticali e orizzontali) della MAGST e della durata dell'innevamento a livello dei 20 sensori installati e la loro variazione nei 3 anni.

fig4 magst neve s

 

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