L’idroelettrico è la risorsa rinnovabile più importante per la produzione di energia elettrica nelle regioni alpine, ma se da un lato presenta evidenti vantaggi per il bilanciamento globale delle emissioni di CO2, dall’altro produce significativi impatti ambientali a livello locale.
Da una parte, la produzione di energia idroelettrica deve essere mantenuta e potenziata secondo l’andamento della domanda e gli obiettivi delle direttive europee che impongono di raggiungere, entro il 2020, almeno il 20 % del consumo energetico da fonti rinnovabili. Dall’altra parte, l’idroelettrico può determinare forti impatti ambientali sugli ecosistemi fluviali, pertanto la Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive - WFD) obbliga gli Stati membri a raggiungere (o mantenere) entro il 2015 un “buono” stato ecologico dei corpi idrici.
Gli amministratori devono quotidianamente far fronte a una crescente domanda di prelievo di acqua, ma non dispongono di strumenti affidabili per valutare rigorosamente gli effetti di tale prelievo sui corsi d’acqua montani e l’impatto energetico, economico e sociale nel lungo periodo: in tutta l’area alpina, è necessario adottare un approccio affidabile e integrato per prendere decisioni relative alla produzione idroelettrica e alla gestione dei fiumi.
Il capitale ambientale rappresentato da fiumi e torrenti
Le caratteristiche dei territori montani, che costituiscono un’ottima base per la produzione idroelettrica, rappresentano anche una straordinaria risorsa ambientale.
Figura 1: Derivazione idroelettrica sul torrente Petit Monde in Valtournenche (© Andrea Mammoliti Mochet, ARPAVDA)
L’energia idroelettrica non può essere considerata un’energia assolutamente “pulita”: spesso provoca forti alterazioni idrologiche, danni alla connettività dei corpi idrici, distruzione degli ecosistemi fluviali e deterioramento della funzionalità ecologica. Peraltro, i fiumi alpini per il livello di biodiversità che li caratterizza sono spesso più vulnerabili di quelli a valle o in pianura. Lo sfruttamento intensivo da parte dell’uomo ha causato impatti notevoli sulla biodiversità degli ecosistemi fluviali e ripariali: si stima che il 90% circa (Convenzione delle Alpi, 2009)dei corsi d’acqua alpini non sia più in condizioni naturali mentre la quota naturale rimanente sia sotto forte pressione.
Anche il cambiamento climatico influisce duramente su questi ecosistemi e minaccia le comunità umane che dipendono da essi. Alcuni effetti importanti sui sistemi idrici sono già evidenti in termini di riduzione del manto nevoso, della copertura glaciale e del permafrost, aumento della temperatura, gravi alterazioni idrologiche ed effetti sui sistemi biologici. In particolare, la variazione del regime delle precipitazioni modificherà ulteriormente i deflussi superficiali e le portate, portando più siccità in estate, inondazioni e frane in inverno e maggiore variabilità interannuale, oltre a “cambiamenti notevoli nell’aumento della frequenza, più che dell’intensità, degli eventi estremi di precipitazione” (Fonte: Beniston et al., 2007).
Le alterazioni fluviali significative, provocate dallo sviluppo storico di impianti idroelettrici, sono spesso considerate “comuni e normali” e, in quanto tali, sono spesso accettate e ritenute non nocive per l’ambiente.
I fiumi in buone condizioni hanno la capacità di mantenere diversità e composizione delle comunità animali e vegetali che li popolano garantendo una buona funzionalità fluviale complessiva. Negli ecosistemi fluviali l’alterazione delle portate costituisce il principale fattore fisico che colpisce componenti e processi biotici (Forstenlechner et al. 1997, Bunn & Arthington 2002).
Gli effetti negativi si concentrano principalmente nei tratti con portata ridotta a valle del prelievo. L’intensità degli impatti dipende dalla quantità di acqua prelevata ed è influenzata dal deflusso residuo in alveo e dalla lunghezza della sezione fino al punto di restituzione delle acque. La portata nel tratto sotteso è notevolmente ridotta e poco variabile su base giornaliera e annuale. Mancano del tutto, o risultano limitati, i fenomeni di esondazione naturale, trasporto di fondo e trasformazione dell’alveo. Inoltre, i tratti con portata ridotta per effetto delle captazioni sono esposti a maggiori rischi di deterioramento della qualità chimico-fisica per la presenza maggiore di nutrienti, inquinanti e agenti tossici e a causa della ridotta capacità di autodepurazione dovuta alla riduzione complessiva della quantità di d’acqua.
Figura 2: Un ibrido tra trota marmorata e trota fario nelle acque del torrente Chalamy (©Erik Henchoz, Direzione Flora Fauna Caccia e Pesca)
La produzione di energia idroelettrica è solo uno dei servizi offerti dai corsi d’acqua. Oltre agli effetti sulla biodiversità e l’ambiente bisogna considerare che sono molti i servizi ecosistemici supportati da un ecosistema fluviale in buone condizioni in termini di turismo e attività ricreative, paesaggio, agricoltura di montagna e pesca. Di fatto, la conservazione e la riqualificazione dei corsi d’acqua sono questioni essenziali non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per gli interessi delle comunità locali.
Figura 3: Sport acquatici nell’alta Dora Baltea (© Andrea Mammoliti Mochet, ARPAVDA)
Figura 4: Paesaggio fluviale in Valle d’Aosta (© Andrea Mammoliti Mochet, ARPAVDA)
Figura 5: L’irrigazione è molto importante per l’agricoltura di montagna, soprattutto nelle zone aride come la parte centrale della regione (modificato dal Piano di gestione del bacino idrografico della Valle d’Aosta, 2006)
Figura 6: La pesca sportiva è una risorsa culturale e turistica (© Antonio Crea, Consorzio regionale per la pesca della Valle d’Aosta)
La risorsa fiume gioca un ruolo importante, sia come fattore economico sia come fonte di sostentamento vitale. I tratti fluviali in buono stato ecologico sono sempre più preziosi poiché sempre più rari nella nostra regione; allo stesso tempo, gli stessi tratti fluviali rappresentano un’importante porzione del potenziale idroelettrico residuo.
Il fiume è un sistema complesso e variabile e la sua gestione necessita di un approccio realmente integrato.
Analisi multicriterio e fruizione sostenibile del fiume
Sotto l’etichetta di Analisi Multi Criterio (MCA) è compresa un’ampia famiglia di tecniche matematiche utilizzate nell’ambito della ricerca operativa a partire dagli anni ’60 per supportare la presa di decisione in contesti gestionali complessi, gestiti da una pluralità di soggetti, ciascuno con i propri obiettivi e le proprie priorità.
La MCA permette di tener conto contemporaneamente di una molteplicità di aspetti del problema che si sta affrontando, sia qualitativi che quantitativi, facendo emergere i diversi punti di vista degli attori coinvolti.
In particolare, la MCA adeguatamente semplificata si presta ad essere utilizzata come supporto metodologico per attuare uno sfruttamento idroelettrico sostenibile e condiviso con i diversi portatori di interesse coinvolti dall’utilizzo della risorsa fiume nonché delle richieste derivanti la normativa di settore.
Di seguito si descrive l’approccio sviluppato nell’ambito del progetto di cooperazione SHARE Sustainable Hydropower in Alpine Rivers Ecosystems in cui l’analisi a più criteri è finalizzata a incrementare la qualità delle decisioni relative a idroelettrico e conservazione dei corsi d’acqua alpini.
Semplificando l’impostazione del progetto, la MCA è utilizzata come una “bilancia” per valutare diverse alternative di gestione dei corsi d’acqua definiti da criteri descritti da uno o più indicatori.
Figura 7: L’Analisi Multi Criterio può essere utilizzata come una “bilancia” per valutare diverse alternative di gestione dei corsi d’acqua definiti da criteri descritti da uno o più indicatori (© SHARE)
Il processo decisionale è composto da sei fasi principali:
- individuazione delle alternative e dei portatori di interesse coinvolti;
- definizione dei criteri e degli indicatori (derivanti anche dalla normativa di settore) per descrivere il sistema in esame;
- attribuzione delle funzioni di utilità; questa fase rende confrontabili gli indicatori assegnando per ogni loro valore un livello di soddisfazione (utilità) per il portatore di interesse compreso tra 0 e 1;
- assegnazione dei pesi a indicatori e criteri mediante il coinvolgimento dei portatori di interesse;
- ordinamento delle alternative ovvero realizzazione di una prima “classifica” delle alternative considerate;
- analisi della sensitività; è la fase finale del processo in cui si valuta a posteriori l’influenza dell’incertezza sulla performance delle diverse alternative.
FASE 1: Cosa valutare? Chi sono i soggetti coinvolti?
L’individuazione dei portatori di interesse e delle alternative
Fiumi e torrenti rappresentano una risorsa per il territorio montano e sono oggetto di interesse per diverse categorie di beneficiari (stakeholders) : di conseguenza, la gestione delle risorse idriche suscita spesso conflitti tra diversi attori coinvolti. I portatori di interessi sono generalmente operatori di impianti idroelettrici, consorzi di pescatori, associazioni per la difesa della natura, agenzie per la protezione dell’ambiente e servizi dell’amministrazione pubblica che si occupano di energia, risorse idriche, rischio idrogeologico, paesaggio, turismo e agricoltura.
È necessario considerare le richieste di ciascuno di questi soggetti e, successivamente, valutare come i vari scenari (alternative) di sfruttamento idroelettrico influiscano sugli obiettivi di ogni categoria coinvolta: il processo di coinvolgimento dei vari beneficiari deve essere completo e accurato per attuare un’analisi multicriterio equilibrata e trasparente.
Che cos’è un’alternativa?
Le alternative sono possibili scenari di fruizione idroelettrica che i portatori di interesse possono prendere in considerazione. La MCA permette di valutare possibilità molto diverse: a livello di singolo impianto le alternative possono essere ad esempio:
- la realizzazione (o il potenziamento) di una nuova centrale idroelettrica
- il rigetto del progetto di una nuova centrale idroelettrica
- l’approvazione di una nuova centrale idroelettrica ma con condizioni specifiche quali ad esempio:
- una diversa localizzazione dell’opera di presa
- un diverso quadro di portate derivate rispetto a quanto inizialmente proposto dal richiedente
- un rilascio di Deflusso Minimo Vitale fisso per tutto l’anno
- un rilascio di Deflusso Minimo Vitale modulato su base mensile
- un rilascio di Deflusso Minimo Vitale modulato su base stagionale
- la realizzazione di condotte forzate sotterranee
- un piano di rilascio e gestione dei sedimenti concordato
- un set di misure di riqualificazione ambientale e recupero della qualità ambientale a valle dell’opera di presa (misure in situ)
- un set di misure di compensazione dell’impatto ambientale causato dalla derivazione in altri tratti del bacino idrografico considerato (misure ex situ)
- ...
La MCA può essere applicata anche a livello regionale o in bacini di grande estensione per pianificare e/o valutare diversi scenari di produzione idroelettrica e di conservazione degli idrosistemi.
Le alternative variano necessariamente a seconda di ciascuna problematica locale e, pertanto, devono essere adattate a ogni situazione affrontata. Ciascun portatore di interesse può presentare uno scenario che lo soddisfi, affinché venga analizzato, confrontato e soppesato con gli scenari proposti dagli altri portatori di interessi presenti al tavolo di discussione.
Ogni alternativa può avere un’influenza più o meno marcata sul valore degli indicatori che descrivono il sistema: in altre parole, ogni scenario modifica il valore degli indicatori ma non necessariamente tutti.
In particolare, deve essere sempre considerata l’“alternativa zero” che include il valore che gli indicatori del processo assumerebbero nel caso in cui non si realizzasse alcun progetto, né una forma di gestione diversa da quella in essere e, per definizione, serve da riferimento per tutti gli indicatori.
FASE 2: Come valutare?
La descrizione del sistema mediante criteri, indicatori e albero delle decisioni
Ogni situazione di gestione dei corsi d’acqua può essere descritta utilizzando criteri generali (quali energia, economia, ambiente, paesaggio, pesca sportiva, turismo, agricoltura, ecc.).
Ciascun criterio deve essere descritto in dettaglio da uno o più indicatori che implicano informazioni quantitative sugli effetti di diverse alternative di gestione: di fatto, gli indicatori sono strumenti per passare da una grande quantità di dati a informazioni sintetiche e più facilmente utilizzabili dagli amministratori.
Criteri e indicatori costituiscono i rami e le foglie dell’“albero delle decisioni”, la struttura concettuale usata dalla MCA per descrivere interamente una specifica situazione gestionale.
Figura 8: Struttura generica di un albero decisionale utilizzato per valutare la sostenibilità ambientale della fruizione idroelettrica utilizzando la MCA (© SHARE)
I criteri della MCA sono rigorosamente focalizzati sui portatori di interesse ovvero ogni criterio corrisponde ad almeno un soggetto coinvolto nel processo decisionale.
Ogni criterio deve avere almeno un indicatore, ovvero “una misura, generalmente quantitativa, che può essere impiegata per illustrare e comunicare fenomeni complessi in modo semplice, includendo i trend e i progressi nel corso del tempo” (EEA, European Environmental Agency, 2005).
Alcuni indicatori possono essere “ufficiali”, in quanto con riferimenti diretti nella normativa, altri possono essere economici e monetizzabili (ad esempio il valore in euro di un impianto) e altri ancora possono essere ricavati da una valutazione qualitativa basata sul parere di esperti: tutti sono strettamente dipendenti dalla disponibilità di dati e dalla loro trasparenza.
È importante evidenziare che, la MCA permette di considerare indicatori nello stesso albero delle decisioni che rappresentano sia la cosiddetta “hard information” (come i Megawatt/ora prodotti o i ricavi in euro derivanti dalla vendita di energia) sia la “soft information” (come ad esempio le classi di qualità dello stato ecologico fluviale, i livelli di soddisfazione dei pescatori, ecc.).
Generalmente, ogni portatore di interesse sceglie il proprio insieme di indicatori per rappresentare meglio i propri interessi, a seconda delle esigenze specifiche della situazione.
Come selezionare indicatori validi per la MCA?
L’appropriatezza degli indicatori è un argomento centrale per la MCA: ogni alternativa deve esercitare un effetto misurabile sul valore degli indicatori ed è necessario comprendere chiaramente la metodologia o il modello utilizzati per quantificarne i valori in corrispondenza delle diverse alternative. Alcuni principi di base per la scelta e la definizione degli indicatori sono riportati di seguito:
- fitness degli indicatori: ogni indicatore deve avere una relazione causale con le diverse alternative di gestione considerate; l’uso di indicatori non reattivi limita la portata della MCA
- conformità con il quadro legislativo: quando possibile, e quando significativo, è importante utilizzare indicatori ufficiali richiesti dalla normativa per rafforzare il processo decisionale che deve essere giuridicamente coerente con le prescrizioni di settore
- conformità con le esigenze dei portatori di interesse: gli indicatori devono rappresentare i relativi portatori di interesse in modo chiaro; viceversa, questi ultimi devono riconoscere i propri interessi negli indicatori
- conformità con l’indagine: l’adeguatezza degli indicatori nel descrivere il contesto interessato dall’indagine è essenziale per dare peso alle informazioni; gli stessi criteri, valutati in contesti, luoghi, scale spaziali e tempi diversi possono richiedere indicatori diversi
- dati disponibili: quando è difficoltoso acquisire nuovi dati ad hoc (ad esempio, per motivi di costo, di tempo, ecc.), è necessario ricorrere all’elaborazione di indicatori implementabili con dati già disponibili.
Gli indicatori possono essere implementati sia ex-post sia ex-ante: nel primo caso i valori degli indicatori derivano da una misura diretta ricavata da campionamento o monitoraggio effettuato a posteriori (ad esempio nel caso di rilievi effettuati in coincidenza di diverse alternative di rilascio). Nel caso di applicazione della MCA a priori cioè per valutare alternative di gestione non ancora in atto (ad esempio la realizzazione di nuovi impianti) i valori degli indicatori derivano necessariamente da stime previsionali e sono intrinsecamente soggetti a un maggior livello di incertezza. Risulta pertanto molto importante che la logica che governa l’attribuzione dei valori agli indicatori sia esplicitata in modo chiaro e condiviso, soprattutto per quanto riguarda riguardo gli indicatori ambientali (ad esempio attuando il confronto di bacini gemelli, la modellizzazione supportata da software specifici, la valutazione basata sul parere di esperti, metodi di derivazione o interpolazione statistica, la simulazione approssimativa, ecc.).
Quando i dati per sviluppare gli indicatori non sono disponibili o utilizzabili per diversi motivi, oppure quando non vi sono indicatori diretti per descrivere i criteri considerati (ad esempio per il turismo, o per il paesaggio), una soluzione possibile è costituita dall’utilizzo di un indicatore proxy (o indiretto). Questa tipologia di indicatori fornisce una quantificazione approssimativa dell’effetto di ciascuna alternativa sul criterio articolato mediante l’assegnazione di un punteggio semplificato sulla base di un numero limitato di classi.
Gli indicatori proxy possono essere considerati come “ultima risorsa” da usare, con molta attenzione e in modo molto limitato, all’interno dell’albero delle decisioni: un indicatore debole apporta in genere un contributo informativo scarso. Come per ogni modello if you load trash you will have trash …
Indicatori biologici e MCA applicata all’idroelettrico
La direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) attribuisce un’importanza strategica agli indicatori relativi allo stato comunità animali e vegetali del fiume (diatomee, macrofite, macrozoobenthos e pesci). Tuttavia, molto spesso nei tratti montani gli indicatori ufficiali previsti dalla WFD non sembrano rispondere come atteso agli impatti della produzione idroelettrica sui corsi d’acqua e non mostrano un chiaro gradiente monte-valle.
Gli indicatori basati sui pesci potrebbero rispondere bene alla pressione dovuta alla produzione idroelettrica ma spesso le popolazioni ittiche sono pesantemente influenzate dai ripopolamenti incontrollati effettuati dai pescatori.
Le possibili cause della mancanza di risposta degli indicatori biologici ufficiali ai fattori di pressione legati all’idroelettrico sono molteplici. Le ipotesi attuali sono diverse e sono allo studio di diversi centri di ricerca:
- la scelta delle metriche ufficiali è legata ad altre fonti di pressione e non all’idroelettrico (condizioni trofiche e nutrienti, modifiche fisiche dell’alveo, presenza di inquinanti organici, ecc.);
- per alcuni organismi come il benthos, il livello tassonomico di classificazione richiesto dal monitoraggio ufficiale è relativamente basso: questo aspetto rende impossibile adottare l’approccio “rivet popping” ovvero la valutazione della perdita di biodiversità in termini di scomparsa di specie causata dalla derivazione;
- la taglia e l’areale medio degli organismi considerati dagli indicatori ufficiali (ad esempio benthos e diatomee) sono troppo ridotti se paragonati all’estensione degli effetti della derivazione;
- per alcuni organismi e per le relative comunità, frequenza e tempi di indagine previsti dai monitoraggi ufficiali potrebbero essere non adeguati a rilevare gli impatti causati dalla derivazione;
- l’adattamento delle comunità biologiche agli effetti cronici della produzione idroelettrica potrebbe mascherare l’eventuale impatto causato dalla derivazione;
- la combinazione di effetti derivanti dall’idroelettrico e dalle limitanti naturali del territorio montano maschera la risposta effettiva delle comunità considerate.
Si tratta di un interessante soggetto di ricerca che necessita di approfondimenti dedicati mentre, nel frattempo, il numero di nuove domande e rinnovi di concessione continua ad aumentare …
FASE 3: Come confrontare tra loro i diversi indicatori?
Il processo di normalizzazione e la funzione di utilità
La metodologia utilizzata per confrontare i diversi indicatori è la normalizzazione: si tratta di un processo che trasforma i punteggi degli indicatori in valori adimensionali, per cui essi perdono la loro unità di misura e divengono paragonabili tra di loro.
Questa trasformazione avviene mediante la creazione di una Funzione Utilità, ovvero una funzione matematica che associa a ciascun valore originale dell’indicatore un valore adimensionale variabile tra 0 e 1.
La normalizzazione dei dati non è un semplice passaggio matematico ma rientra nella fase attiva di applicazione della MCA da parte degli stakeholder: è possibile infatti applicare diverse curve di utilità allo stesso indicatore in contesti diversi.
Esempio di normalizzazione di un indicatore ambientale relativo ai macroinvertebrati bentonici (I.B.E. - Indice Biotico Esteso (Ghetti, 1997))
I macroinvertebrati bentonici che popolano fiumi e corsi d’acqua possono essere utilizzati per valutare la qualità biologica del corso d’acqua: in Italia è stato sviluppato un indice chiamato I.B.E. – Indice Biotico Esteso (Ghetti, 1997) derivante dall’Extended Biotic Index (Woodiwiss, 1978). L’indice è tuttora applicato per il monitoraggio dello stato ecologico dei corsi d’acqua. Il risultato dell’IBE è un valore numerico che può essere tradotto in 5 livelli di qualità e fornisce un buon esempio di come gli indicatori possono essere utilizzati nell’analisi multicriterio.
VALORE NUMERICO DELL’INDICATORE IBE |
GIUDIZIO |
CLASSE DI QUALITÀ |
VALORE IN SEGUITO A NORMALIZZAZIONE |
|
Classe I |
< 3,5 |
CATTIVO |
Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato |
0 |
Classe II |
3,5 – 5,5 |
SCADENTE |
Ambiente inquinato o comunque alterato |
0,25 |
Classe III |
5,5 – 7,5 |
SUFFICIENTE |
Ambiente inquinato o comunque alterato |
0,5 |
Classe IV |
7,5 – 9,5 |
BUONO |
Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione |
0,75 |
Classe V |
> 9,5 |
ELEVATO |
Ambiente non inquinato o non alterato in modo sensibile |
1 |
Tabella 1: classi di qualità dell’indice IBE e relativi valori normalizzati
Figura 9: Funzione utilità dell’indice Indice Biotico Esteso IBE (© SHARE)
Esempio di normalizzazione di un indicatore di “Produzione idroelettrica annua”
Un altro esempio di normalizzazione può essere fornito dall’indicatore energetico di “produzione idroelettrica annua” espressa come percentuale della produzione attesa in MW/h che può essere generata da un teorico impianto idroelettrico. Sulla base delle esigenze del progettista, si possono definire diversi livelli di soddisfazione: la produzione idroelettrica può teoricamente variare dallo 0 al 100% della produzione prevista, in base a potenza installata, salto lordo (ovvero il dislivello esistente fra la quota a cui è disponibile la risorsa idrica da sfruttare e il livello a cui la stessa è restituita dopo il passaggio attraverso la turbina) e la disponibilità effettiva di portata liquida. Nella funzione di utilità descritta, la produzione è considerata “alta” quando corrisponde esattamente al 100% della produzione attesa, “buona” se compresa nella fascia tra l’80% e il 99% della produzione attesa e “cattiva” se inferiore all’80%.
INDICATORE |
VALORE ORIGINALE DELL’INDICATORE |
DESCRIZIONE |
VALORE IN SEGUITO A NORMALIZZAZIONE |
Produzione idroelettrica |
0 – 79% della produzione attesa |
CATTIVA |
0 |
Produzione idroelettrica |
80-99% della produzione attesa |
BUONA |
Curva lineare da 0,75 a 0,99 |
Produzione idroelettrica |
100% della produzione attesa |
ALTA |
1 |
Tabella 2: classi di qualità dell’ indicatore Produzione idroelettrica annua e relativi valori normalizzati
Figura 10: Funzione valore dell’indicatore Produzione idroelettrica annua (© SHARE)Figura 9: Funzione utilità dell’indice Indice Biotico Esteso IBE (© SHARE)
FASE 4: Assegnazione dei pesi
I criteri e gli indicatori sono generalmente caratterizzati da diversi livelli di importanza di cui bisogna tener necessariamente conto nella valutazione. Questa operazione nella MCA si effettua assegnando un “peso” a ciascun indicatore e a ciascun criterio e ne indica l’importanza rispetto agli altri criteri / indicatori considerati.
L’assegnazione dei pesi deve essere effettuata dai portatori di interesse e rappresenta il meccanismo attraverso il quale ogni stakeholder stabilisce l’importanza relativa tra criteri e indicatori secondo la sua struttura di preferenze. Quest’attività segue una procedura rigorosa e richiede un’interazione diretta tra chi esegue l’analisi MCA dal punto di vista tecnico e il gruppo di portatori di interesse.
La metodologia normalmente utilizzata prevede l’assegnazione di un peso a ciascun indicatore e, successivamente, l’assegnazione di un peso a ciascun criterio. La somma dei pesi normalizzati deve essere pari a 1.
Figura 11: Processo generale di assegnazione dei pesi (© SHARE)
L’attribuzione dei pesi agli indicatori è una fase tecnica in cui gli stakeholder e i servizi competenti attribuiscono un’importanza relativa a ciascuno degli indicatori precedentemente scelti.
L’assegnazione dei pesi ai criteri costituisce invece una fase politica e riflette gli orientamenti dell’amministrazione nell’ambito della gestione della risorsa fiume.
FASE 5: Ordinamento delle alternative
In questa fase del processo MCA, per ciascuna alternativa si ottiene un punteggio totale di performance che rispecchia la valutazione degli effetti di ogni alternativa / scenario sull’intero sistema in esame.
I decisori dispongono di un insieme interdipendente di indicatori pesati che definisce l’alternativa migliore sulla base delle esigenze e delle peculiarità di ciascun caso specifico.
Considerata la grande mole di dati normalmente utilizzata e per facilitare la formalizzazione delle diverse fasi di valutazione, possono essere utilizzati software per l’esecuzione materiale della MCA.
Figura 12: Ordinamento delle alternative realizzato mediante il software SESAMO: l’istogramma più alto (all’estrema sinistra) corrisponde all’alternativa migliore per il caso studio considerato. Il programma è stato customizzato da RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) nell’ambito del progetto SHARE (www.sharealpinerivers.eu)per l’utilizzo della MCA a supporto della gestione dei corsi d’acqua e dello sfruttamento idroelettrico (© SHARE)
FASE 6: Analisi della sensitività
Un processo decisionale è, per definizione, fortemente influenzato da un certo livello di incertezza e di soggettività. Ogni aspetto dell’analisi è infatti valutato in modo differente dai diversi portatori di interesse, poiché essi concentrano l’attenzione su aspetti spesso molto diversi tra loro.
Anche se la MCA è una procedura rigorosa da un punto di vista matematico, alcuni passaggi necessari per stabilire la prestazione complessiva di un’alternativa sono fortemente soggettivi e, nonostante ciò, assumono un ruolo determinante. L’attribuzione dei pesi, ad esempio, rappresenta una fase del processo in cui le scelte del portatore di interesse possono influenzare in modo significativo il risultato finale.
È quindi fondamentale effettuare una valutazione a posteriori del risultato ottenuto (analisi di sensitività), variando i parametri che sono intrinsecamente soggettivi e incerti (soprattutto i pesi associati a criteri e indicatori) e valutando come queste variazioni influiscano sui punteggi finali delle alternative.
L’analisi di sensitività deve essere condotta con metodologie specifiche che cambiano a seconda del tipo di incertezza da considerare e degli elementi su cui si è incerti (punteggi, funzioni di utilità e pesi). Si tratta di una fase molto importante per capire come può variare l’ordinamento finale delle alternative se impatti, funzioni di utilità o pesi assumono valori diversi dal loro valore assegnato inizialmente.
In particolare, l’analisi si basa sulla valutazione della stabilità dell’ordinamento, o, in altre parole, dell’ampiezza delle variazioni di punteggi, funzioni di utilità o pesi tali per cui l’ordinamento finale non cambia.
Il software SESAMO incorpora diverse funzioni per supportare tale analisi e include un cruscotto che illustra le prestazioni delle alternative, i criteri e i pesi per agevolare l’uso della MCA e favorirne la comprensione.
Figura 13: Rappresentazione a cruscotto della performance di cinque diverse alternative di gestione considerate nel caso studio in esame mediante il software SESAMO. Spostando i cursori in basso a sinistra è possibile variare il peso dei singoli indicatori e visualizzare di conseguenza come cambia l’ordinamento delle alternative rappresentate dalle lancette del cruscotto (© SHARE)
Considerata le caratteristiche del metodo illustrato finora, risulta evidente che la MCA rappresenta uno strumento che aiuta gli amministratori a prendere decisioni circostanziate ma che non prende decisioni autonomamente.
Approfondimenti
La MCA è un supporto metodologico per la gestione della risorsa fiume e dell’idroelettrico attualmente utilizzato da diverse amministrazioni alpine in Italia, Svizzera, Austria, Slovenia e Francia. In particolare, in Valle d’Aosta tale approccio è utilizzato per valutare la sostenibilità complessiva di 27 impianti di proprietà della Compagnia Valdostana delle Acque da cui sono stati effettuati a partire dal 2009 una serie rilasci sperimentali di cui si stanno valutando gli effetti sui diversi criteri considerati.
Sul sito del progetto SHARE (www.sharealpinerivers.eu ) di cui ARPA Valle d’Aosta è capofila sono disponibili diverse risorse che facilitano l’utilizzo della MCA a supporto dello sfruttamento sostenibile della risorsa fiume e della produzione idroelettrica. In particolare sono a disposizione:
- il software (SESAMO) che supporta la metodologia MCA e il relativo manuale d’uso;
- un software sviluppato dall’Università di Stoccarda (CASiMiR ) per valutare la disponibilità di habitat all’interno del fiume in corrispondenza di diversi valori di portata liquida e le relative perdite economiche da associare a maggior rilasci a tutela delle biocenosi acquatiche;
- due software (VAPIDRO Aste e SMART Mini Hydro) per valutare rispettivamente il potenziale idroelettrico residuo a livello di bacino e la fattibilità finanziaria di nuovi impianti idroelettrici;
- 11 casi studio in cui la MCA è stata applicata nell’ambito del progetto;
- 2 video in cui l’approccio della MCA è semplificato e illustrato con esempi concreti(MCA in plain English);
- un kit didattico - informativo comprendente seminari online, report specialistici e bibliografia tematica per tradurre e semplificare l’approccio MCA e favorirne l’utilizzo da parte dei servizi tecnici locali e dei portatori di interesse;
- un database di indicatori utilizzati per valutare gli effetti della fruizione idroelettrica su corsi d’acqua;
- una serie di rapporti tecnici tematici per:
- valutare il capitale ambientale rappresentato dal fiume e potenzialmente esposto alla pressione idroelettrica;
- definire e mappare le tipologie fluviali maggiormente vulnerabili alla pressione da idroelettrico;
- illustrare i diversi metodi per la definizione del Deflusso Minimo Vitale e la valutazione delle portate liquide in alveo in uso nei vari paesi alpini;
- le linee guida per integrare la MCA nella normativa locale;
- il manuale di applicazione della metodologia sviluppata nel progetto SHARE.
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