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Rapporto Stato Ambiente

Criosfera e biosfera

Contenuti della sezione corrente
AMB_CEB_004 - Il Permafrost

Presentazione

Descrizione

L'indicatore presenta lo stato termico del permafrost presso il Colle Cime Bianche (Valtournenche).

Messaggio chiave

La temperatura del permafrost presso il Colle Cime Bianche è di circa -0.9°C. Le temperature a tutte le profondità stanno progressivamente aumentando.

Obiettivo

Valutare l'impatto del cambiamento climatico sullo stato del permafrost alpino e quantificare le variazioni e le tendenze in atto.

Ruolo di Arpa

Realizzazione delle misure in campo ed elaborazione dei dati

Classificazione

Area tematica SINAnet

Criosfera

Tema SINAnet

Clima

DPSIR

S

Determinanti - Pressioni - Stato - Impatto - Risposte

Valutazione

Stato *

scarso

Tendenza *

scarso

 

Informazione sui dati

Qualità dell'informazione

Rilevanza 

Accuratezza

Comparabilità nel tempo

Comparabilità nello spazio

1 1 1 3

 

Proprietà del dato

ARPA Valle d'Aosta

Periodicità di aggiornamento

Annuale

Data di aggiornamento

31/12/2022

Copertura temporale

2006 - 2022

Copertura territoriale

I dati di temperatura che consentono l'elaborazione dell'indicatore provengono dal sito di monitoraggio di Cime Bianche posto a 3100 metri di quota in alta Valtournenche. Allo stato attuale (due fori in un solo sito), data la dipendenza dalle caratteristiche del punto di misura e dalle condizioni meteorologiche stagionali, tale indicatore può dirsi rappresentativo solo a livello del bacino di misura e di quelli immediatamente adiacenti.

Riferimenti

Inquadramento normativo

L'indicatore non ha riferimenti normativi.

Relazione con la normativa

L'indicatore non ha riferimenti normativi.

Livelli di riferimento

Non applicabile.

Indicatori analoghi presenti in altre relazioni

L'organizzazione meteorologica mondiale (WMO) elenca la temperatura del permafrost e lo spessore dello strato attivo tra le Variabili Climatiche Essenziali (ECV). Le stesse variabili sono incluse nei rapporti periodici del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC).

Indicatori correlati nella presente relazione

Presentazione e analisi

Il permafrost è un fenomeno naturale correlato alla temperatura del sottosuolo. È definito come lo stato termico di un suolo o substrato roccioso che rimane ad una temperatura inferiore a 0°C, per pochi anni consecutivi o migliaia di anni, quindi in uno stato di congelamento perenne. Il monitoraggio del permafrost si realizza calando una catena di termometri all'interno di fori praticati nel terreno. L'indicatore presenta i risultati del monitoraggio condotto dal 2006 in due fori (di profondità 6 e 41 metri) presso il Colle Cime Bianche a 3100 metri di quota in alta Valtournenche (Figura 1).

amb ceb 004 fig0 small

Figura 1. Sito di ricerca sul permafrost presso il Colle Cime Bianche (Valtournenche)

Le variazioni della temperatura nel tempo ed alle diverse profondità sono rappresentate con i grafici in figura 2 che evidenziano le differenze tra i regimi termici del permafrost nei due fori. Le figure 2A e 2B mostrano le temperature nei due fori fino alla profondità di 6 metri e dal loro confronto è possibile notare come lo spessore dello strato attivo è maggiore nel foro profondo (vedi anche figura 3). Tale differenza è causata dal diverso contenuto di ghiaccio nel substrato in corrispondenza dei due fori. La figura 2C mostra le temperature fino alla profondità massima di 41 m, si nota che oltre i 12 metri circa le temperature sono estremamente omogenee (vedi anche figura 4).

amb ceb 004 fig2 1222

Figura 2. La figura mostra l'evoluzione delle temperature del substrato (scala di colore a destra) in corrispondenza dei due fori. La linea nera è l'isoterma 0°C che inidica l'evoluzione dello strato attivo nel corso della stagione estiva e che raggiunge il suo spessore massimo durante l'autunno (vedi testo per approfondire).

I dati di temperatura misurati nei due fori vengono elaborati per calcolare alcuni parametri che servono a caratterizzare lo stato termico del permafrost e monitorarne l'evoluzione nel tempo. I parametri principali sono: 
- (i) lo spessore dello strato attivo, ovvero la profondità raggiunta dal fronte di scongelamento nel corso dell'estate (linee nere in figura 2 e figura 3)
- (ii) la temperatura del permafrost, ovvero la temperatura del substrato alle profondità dove le variazioni termiche stagionali non riescono ad arrivare (figura 4)

(i) Lo spessore dello strato attivo (figura 3) è un indicatore che consente di valutare l'effetto delle condizioni climatiche del singolo anno sulle temperature superficiali del permafrost. La profondità massima raggiunta dalle temperature positive determina lo spessore dello strato attivo e nelle Alpi, viene raggiunta solitamente tra la fine di settembre ed i primi di novembre in risposta, essenzialmente, alle condizioni di nevosità ed alle temperature (invernali ed estive). In generale, uno strato attivo di spessore ridotto è conseguente a condizioni fredde (es. inverno freddo e poco nevoso) mentre uno strato attivo di spessore elevato indica condizioni calde (es. inverno nevoso ed estate calda). La figura 3 mette a confronto i valori massimi di spessore dello strato attivo dei due fori dall'inizio delle attività di misura. La profondità media dello strato attivo del foro profondo (5.33 m) è maggiore rispetto a quella del foro superficiale (3.88 m).amb ceb 004 fig3 1222

Figura 3. La figura mostra i valori annuali di spessore dello strato attivo dall'inizio delle osservazioni. I due fori presentano spessori estremamente diversi nonostante la loro vicinanza. Tali differenze sono dovute soprattutto al diverso contenuto di ghiaccio/acqua nel suolo ed in parte alla micro-morfologia della zona che nel caso del foro superficiale non consente l'accumularsi di significativi spessori di neve.

(ii) La temperatura del permafrost è un indicatore che consente di valutare l'impatto dei cambiamenti climatici sul regime termico del permafrost. La misura di temperatura deve essere effettuata oltre la cosìddetta profondità di oscillazione minima (ZAA – zero annual amplitude), dove le temperature non sono perturbate dalle variazioni stagionali. La figura 4 mostra il profilo termico del substrato nei diversi anni. Il profilo termico è composto dalle curve delle temperature massime e minime (medie giornaliere) misurate nel foro alle varie profondità. Le curve dei valori massimi (tratteggiate) e quelle dei valori minimi (continue) convergono intorno ai 18-20 metri di profondità (ZAA). Al di sotto di questa profondità le temperature risentono poco delle variazioni stagionali e attualmente (2022) si attestano intorno -0.9 °C. Dalla figura 4 si deduce anche che lo spessore del permafrost presso il Colle Cime Bianche supera i 40 metri in quanto in fondo al foro le temperature misurate sono ancora negative. Osservando i colori relativi agli anni di monitoraggio, si nota che i blu sono tutti spostati a sinistra (verso le temperature più fredde) ed i rossi a destra (verso le temperature più calde). Questo è un chiaro segnale che le temperature lungo tutta la profondità del foro stanno progressivamente aumentando (progressivo spostamento verso la destra del grafico).

amb ceb 004 fig4 1222

Figura 4. La figura mostra le curve delle temperature massime e minime registrate nel foro profondo negli anni idrologici 2009-2022.

A tal proposito, l'analisi delle temperature profonde permette di verificare la presenza di un trend di riscaldamento. La figura 5 evidenzia un riscaldamento statisticamente significativo sui sensori al di sotto degli 8 metri. Il trend è maggiore vicino alla superficie (+0.45°C ogni 10 anni a 10 metri di profondità) e diminuisce con la profondità (0.2 °C ogni 10 anni a 40 metri di profondità)

trend sy0922

 

Figura 5. La figura mostra l'intensità dei trend di riscaldamento rilevati sui sensori della catenza del foro profondo al di sotto degli 8 metri di profondità per il periodo 2009-2022. Il pallino indica il valore medio del trend mentre la linea tratteggiata orizzontale è l'incertezza della stima statistica.

AMB_CEB_005 - Fenologia del larice

Presentazione

Descrizione

L'indicatore presenta la durata del ciclo di vita annuale del larice (Larix decidua)

Messaggio chiave

La primavera arriva prima: il clima influisce sul ciclo di vita delle piante (fenologia) e il riscaldamento globale causa l'anticipo dello sviluppo primaverile e il ritardo dell'ingiallimento autunnale. Negli ultimi anni lo sviluppo primaverile del larice è stato generalmente anticipato (12 anni su 17) con alcuni anni eccezionalmente precoci (2007, 2011, 2017, 2020, 2022). La fenologia autunnale ha mostrato invece variazioni minori, ma a partire dal 2019 si nota una generale tendenza ad un ritardo nell'ingiallimento degli aghi.

Obiettivo

L'inizio e la fine del ciclo stagionale delle piante è controllato dal clima: in primavera, l'aumento della temperatura e l'allungamento delle giornate determinano la comparsa delle foglie, mentre in autunno la diminuizione della temperatura e l'accorciarsi delle giornate causano l'ingiallimento e la caduta delle foglie. La fenologia è un ottimo indicatore dell'impatto del riscaldamento climatico perché può evidenziare sia l'effetto delle condizioni climatiche dell'anno o dellla stagione in corso sia l'effetto di tendenze a lungo termine

Ruolo di Arpa

Realizzazione delle osservazioni in campo e elaborazioni dei dati

Classificazione

Area tematica SINAnet

Biosfera

Tema SINAnet

Foreste

DPSIR

S

Determinanti - Pressioni - Stato - Impatto - Risposte

Valutazione

Stato*

non applicabile

Tendenza*

non applicabile 

* La serie di dati è ancora troppo breve per evidenziare tendenze statisticamente significative.

Informazione sui dati

Qualità dell'informazione

Rilevanza

Accuratezza

Comparabilità nel tempo

Comparabilità nello spazio

 1

 

Proprietà del dato

ARPA Valle d'Aosta

Periodicità di aggiornamento

Annuale

Data di aggiornamento

31/12/2022

Copertura temporale

2005 - 2022

Copertura territoriale

Le osservazioni fenologiche sono eseguite su 60 piante in una foresta di larice del comune di Torgnon ad una quota compresa tra 2050 e 2140 m slm. L'indicatore è rappresentativo di quanto accade a livello regionale soprattutto quando espresso in termini di anomalie (fig 3)

Riferimenti

Inquadramento normativo

L’indicatore non ha riferimenti normativi 

Relazione con la normativa

L’indicatore non ha riferimenti normativi 

Livelli di riferimento

I dati della fenologia del larice forniscono risultati simili al “indice du printemps” elaborato da Meteo Suisse. Come in Valle d'Aosta, anche in Svizzera negli ultimi anni è stato osservato uno sviluppo primaverile anticipato. Risultati simili vengono anche raccolti da PhenoClim, rete di osservazione delle Alpi nord-occidentali.

Indicatori analoghi presenti in altre relazioni

Questo indicatore è compreso tra gli indicatori dell'Agenzia Ambientale Europea (EEA).

Presentazione e analisi

Le osservazioni fenologiche vengono fatte seguendo un protocollo specifico: lo sviluppo primaverile è descritto da cinque fasi definite in base alla lunghezza degli aghi. La senescenza autunnale (l'insieme dei processi di degradazione, ingiallimento e caduta delle foglie) è descritta da cinque fasi basate sul colore predominante della chioma delle piante.

FIG 1 INDICATORE FENOLOGIA small

Fig 1: Fasi di sviluppo primaverile e senescenza autunnale nel larice; i riquadri rossi indicano le fasi utilizzate per definire l'inizio e la fine della stagione vegetativa.

Dalle osservazioni delle fasi primaverili ed autunnali si ottengono le date di inizio e di fine della stagione vegetativa. La durata della stagione è il numero di giorni compresi tra l'inizio e la fine.

fig 2 indicatore fenologia 2212

Fig 2: Variazioni annuali della fenologia del larice a Torgnon.

La figura 2 mostra la fenologia del lariceto di Torgnon negli anni di osservazione (2005-2022). La larghezza delle barre colorate indica la durata delle differenti fasi fenologiche. Il periodo tra l'inizio dell'anno e l'inizio della primavera, in cui le piante sono prive di aghi, è indicato in marrone chiaro. In verde chiaro è rappresentato il periodo in cui gli aghi escono dalle gemme e crescono. L'inizio e la durata di questa fase dipendono dalla temperatura di Aprile, Maggio e Giugno. Anni caldi causano un anticipo ed un'accellerazione dello sviluppo primaverile mentre anni freddi causano uno sviluppo più tardivo. La durata del periodo in cui gli aghi sono al massimo dello sviluppo è indicata in verde scuro. L'arancione indica il periodo in cui avviene il cambiamento di colore autunnale: questa fase dipende soprattutto dalle temperature di Agosto, Settembre e Ottobre. Un autunno caldo causa un ritardo nella fine della stagione mentre un autunno freddo causa un anticipo. La seconda porzione in marrone chiaro indica il periodo fino alla fine dell'anno in cui gli alberi sono di nuovo senza aghi.

fig 3 indicatore fenologia 2212

Fig 3: Anomalie nella fenologia del larice a Torgnon. La linea tratteggiata rappresenta la media del periodo 2000-2010. Pallini rossi indicano una risposta fenologica guidata da temperature più calde della media (es comparsa degli aghi anticipata o senescenza ritardata) mentre i pallini azzurri indicano una risposta determinata da condizioni fredde (es comparsa degli aghi ritardata o senescenza anticipata).

La figura 3 mostra le stesse informazioni riportate nella figura 2 espresse in termini di differenza (anomalia) rispetto alla media del periodo 2000-2010. Un punto al di sopra della linea grigia indica, nel caso dell'inizio della stagione, un inizio ritardato rispetto alla media. Un punto al di sotto della linea grigia indica un inizio anticipato. Considerando la fine e la durata della stagione, punti al di sopra della linea grigia indicano rispettivamente, una fine posticipata e una lunghezza della stagione maggiore rispetto alla media, mentre punti al di sotto indicano una fine anticipata ed una lunghezza minore. Le anomalie sono determinate dalle condizioni climatiche: i punti colorati in rosso evidenziano l'effetto di temperature più calde della media, mentre i punti in azzurro indicano l'effetto di condizioni fredde.

Commenti

La primavera è la stagione più sensibile alle variazioni di temperatura e quindi più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici. Le più grandi anomalie (figura 3) sono state osservate per l'inizio della stagione vegetativa piuttosto che per le fasi autunnali: un aumento di 1° C nella temperatura media del periodo compreso tra marzo e maggio, corrisponde un anticipo di circa 7 giorni dell'inizio della stagione; un aumento di 1°C nelle temperature di settembre invece ha un effetto meno pronunciato e causa un ritardo della fine della stagione di circa un giorno. La maggior sensibilità delle fenologia primaverile del larice è comune a quanto osservato su altre specie a livello europeo e mondiale. Negli ultimi anni lo sviluppo primaverile è stato generalmente (12 anni su 17) anticipato rispetto alla media, con alcuni anni eccezionalmente precoci come il 2007, il 2011, il 2017, il 2020 e il 2022.

AMB_CEB_002 - Bilancio di massa dei ghiacciai

Presentazione

Descrizione

Il bilancio di massa glaciale evidenzia le variazioni di massa dei ghiacciai sulla base della differenza, per anno idrologico (1-ottobre/30-settembre), fra gli accumuli, costituiti dalle precipitazioni nevose invernali e primaverili e la massa persa per fusione di neve e ghiaccio (ablazione) nella stagione estiva.

Messaggio chiave

La dinamica dei ghiacciai alpini è direttamente influenzata dall'andamento meteorologico annuale e la loro evoluzione è in stretta connessione con le condizioni climatiche attuali e passate. L'entità delle precipitazioni nevose, combinata con l'intensità della fusione estiva, determina l'incremento o la riduzione di massa glaciale. A partire dal 1850 i ghiacciai delle Alpi hanno perso approssimativamente due terzi del loro volume; la riduzione della massa ha subito una accelerazione a partire dagli anni '80. La perdita di ghiaccio, oltre a indurre modificazioni degli ambienti periglaciali, con ripercussioni sulla stabilità dei versanti rocciosi e detritici e sulla frequentazione turistica ed alpinistica, determina conseguenze sul regime e sulla disponibilità della risorsa idrica.

Obiettivo

L'indicatore rappresenta le variazioni di massa di alcuni ghiacciai valdostani in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici. Il bilancio di massa sintetizza l'effetto annuale dell'andamento delle precipitazioni e della temperatura.

Ruolo di Arpa

ARPA VdA coordina le attività di monitoraggio dei bilanci di massa nell'ambito della Cabina di Regia dei ghiacciai valdostani, provvede alla realizzazione delle misure in campo e alle elaborazioni dei dati necessari alla realizzazione dell'indicatore.

Classificazione

Area tematica SINAnet

Criosfera

Tema SINAnet

Clima

DPSIR

S

Determinanti - Pressioni - Stato - Impatto - Risposte

Valutazione

Stato

scarso 

Tendenza

scarso

 

Informazione sui dati

Qualità dell'informazione

Rilevanza

Accuratezza

Comparabilità nel tempo

Comparabilità nello spazio

 1

 

Proprietà del dato

ARPA Valle d'Aosta e Cabina di Regia dei ghiacciai valdostani

Periodicità di aggiornamento

Annuale 

Data di aggiornamento

31/12/2022

Copertura temporale

2000-2022

Copertura territoriale

Il bilancio di massa è condotto annualmente e con continuità su due ghiacciai valdostani, caratterizzati da superficie, esposizione e altimetria differenti e localizzati nella Valsavarenche (Timorion) e nella valle di La Thuile (Rutor)

Riferimenti

Inquadramento normativo

L’indicatore non ha riferimenti con elementi normativi.

Relazione con la normativa

 L'indicatore non ha riferimenti con elementi normativi.

Livelli di riferimento

I dati di bilancio di massa dei ghiacciai valdostani forniscono risultati in linea con quanto evidenziato per altri ghiacciai alpini monitorati secondo la stessa metodologia (dati raccolti dal World Glacier Monitoring Service – WGMS di Zurigo). La tendenza generale di progressiva riduzione della massa, con il conseguente arretramento frontale, è comune in tutte le Alpi e diffuso nella maggior parte dei ghiacciai delle altre catene montuose dei due emisferi.

Indicatori analoghi presenti in altre relazioni

 Questo indicatore è è compreso tra gli indicatori del rapporto dell'Agenzia Ambientale Europea (EEA)

Indicatori correlati nella presente relazione

Presentazione e analisi

L'indicatore presenta i risultati del monitoraggio del bilancio di massa del ghiacciaio di Timorion e del Rutor. Il valore di bilancio (annuale) specifico netto, che costituisce una media per l’intero ghiacciaio riferita all’unità di superficie, è espresso in millimetri di equivalente in acqua (millimeter water equivalent, mm w. e.) e può essere determinato con differenti metodi.
Il metodo glaciologico, impiegato nelle attività di monitoraggio in Valle d’Aosta, prevede la realizzazione di misure puntuali in corrispondenza di paline ablatometriche infisse nel ghiaccio come riferimento degli abbassamenti progressivi della superficie. Ogni singola palina è considerata rappresentativa di una fascia altimetrica; l’estensione all’intero corpo glaciale dei valori puntuali è realizzata assegnando i valori di massa accumulata e persa in ogni stagione, per ogni palina, ai vari settori altitudinali del ghiacciaio. La trasformazione in equivalente in acqua viene effettuata, per gli accumuli e per la neve residua a fine estate, con i valori di densità della neve misurati direttamente; per il ghiaccio si utilizza un valore standard di 910 Kg/m3. La stima del valore di accumulo è effettuata a fine periodo primaverile (fine maggio) misurando l'altezza del manto nevoso sull'intero corpo glaciale e la densità del manto nevoso in alcuni punti considerati rappresentativi delle dinamiche di evoluzione della neve. I valori di ablazione, derivati dalle letture progressive alle paline ablatometriche a fine settembre, consentono di misurare la perdita di ghiaccio e, combinati con i dati di accumulo, di registrare la presenza o meno di neve residua. L'assenza totale di neve residua a fine stagione evidenzia che l'intero ghiacciaio è stato sottoposto a fenomeno di ablazione e che ha perso la condizione di equilibrio per la quale nella parte superiore del ghiacciaio si osserva accumulo di massa e in quella inferiore perdita.

 timorion bilancio di massa 2212 

Figura 1. Diagramma del bilancio di massa del ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche).

 rutor bilancio di massa 2212 

Figura 2. Diagramma del bilancio di massa del ghiacciaio del Rutor (Valle di La Thuile).

Le figure 1 e 2 mostrano i valori annuali di accumulo, di ablazione e di bilancio netto per la serie storica disponibile sul ghiacciaio del Timorion (2001-2022) e del Rutor (2005-2022). Tutti i valori sono riferiti all'unità (mq) di superficie. I dati ablazione e bilancio netto del 2020 relativi al Ghiacciao del Rutor sono assenti a causa di incertezze nella misura di ablazione.

Commenti
Come si può osservare, la maggior parte delle barre relative al bilancio annuale sono rosse, ad indicare che nel periodo oggetto di monitoraggio, i ghiacciai hanno perso massa coerentemente con quanto accaduto nelle Alpi e in generale a scala globale. I bilanci negativi sono stati causati da anni con elevate temperature estive che hanno favorito la fusione, da anni con ridotte precipitazioni invernali che hanno limitato l'accumulo o dalla occorenza di entambi i fenomeni. In tal senso il 2022 è emblematico ed è stato l'anno peggiore dall'inizio delle osservazioni. Ad accumuli invernali molto scarsi (barre blu) si è sommato l'effetto di temperature estive eccezionalmente alte che hanno determinato una fusione glaciale (barre gialle) più che doppia rispetto alla media storica, con un saldo negativo quasi quadruplo della media storica.

 FIGURA3 Bilancio di massa rid 

Figura 3. Ghiacciaio del Timorion – immagine delle tipiche condizioni di fine della stagione di accumulo (maggio) con il massimo di copertura nevosa.

FIGURA4 Bilancio di massa rid 

Figura 4. Ghiacciaio del Timorion – immagine tardo autunnale (ottobre) che rappresenta le tipiche condizione al termine della stagione di ablazione.

AMB_CEB_003 - Estensione della copertura nevosa (SCA) e contenuto d’acqua della neve (SWE)

Presentazione

Descrizione

L'indicatore presenta la percentuale di territorio coperta da neve e la quantità d'acqua contenuta nel manto nevoso a livello regionale.

Messaggio chiave

La temperatura e le precipitazioni influiscono direttamente sulla permanenza della neve al suolo (SCA) e sul suo contenuto in acqua (SWE). Il monitoraggio dell'evoluzione temporale di tali parametri fornisce indicazioni dell'impatto delle variazioni climatiche sulla diponibilità idrica. Il riscaldamento climatico determina una diminuzione delle precipitazioni ed un aumento delle temperature, influendo in modo negativo sulla permanenza della neve e sulla quantità d'acqua resa disponibile al momento della fusione primaverile.

Obiettivo

L’obiettivo di questo indicatore è presentare l'evoluzione stagionale dell'estensione della copertura nevosa e del suo contenuto di acqua. La neve riveste una grande importanza nel bilancio idrologico dei bacini alpini, i cui deflussi tardo primaverili ed estivi sono alimentati in gran parte dalla fusione delle riserve d'acqua accumulate sotto forma di neve durante la stagione invernale. Gli effetti dei cambiamenti climatici sulle precipitazioni e sulla permanenza al suolo della neve influenzano la disponibilità idrica in una regione come la Valle d'Aosta. La conoscenza dell'estensione della copertura nevosa e della quantità di acqua presente nel manto nevoso forniscono pertanto informazioni direttamente utilizzabili per la quantificazione della disponibilità idrica.

Ruolo di Arpa

I dati necessari all'elaborazione dell'indicatore vengono acquisiti dal sensore MODIS del satellite TERRA, dalle stazioni della rete meteorologica regionale e da rilevatori di molteplici enti. ARPA VdA elabora i dati necessari alla realizzazione dell'indicatore.

Classificazione

Area tematica SINAnet

Idrosfera

Tema SINAnet

Risorse idriche ed usi sostenibili

DPSIR

S

Determinanti - Pressioni - Stato - Impatto - Risposte

Valutazione

Stato*

Non applicabile 

Tendenza*

Non applicabile 

* La serie di dati è ancora troppo breve per evidenziare tendenze statisticamente significative

Informazione sui dati

Qualità dell'informazione

Rilevanza

Accuratezza

Comparabilità nel tempo

Comparabilità nello spazio

 

Proprietà del dato

ARPA VdA e  Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta 

Periodicità di aggiornamento

annuale

Data di aggiornamento

Dicembre 2022

Copertura temporale

2000-2022

Copertura territoriale

L'estensione della copertura nevosa viene derivata da un'immagine satellitare e copre l'intero territorio regionale. La quantità di acqua contenuta nel manto nevoso viene campionata in numerosi (30-60) punti all'interno del territorio regionale e successivamente spazializzata con un modello statistico. 

Riferimenti

Inquadramento normativo

L’indicatore non ha riferimenti normativi

Relazione con la normativa

L’indicatore non ha riferimenti normativi 

Livelli di riferimento

Non applicabile

Indicatori analoghi presenti in altre relazioni

Questo indicatore è incluso nel rapporto redatto dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ed è compreso tra gli indicatori utilizzati dall'Agenzia Ambientale Europea (EEA)

Indicatori correlati nella presente relazione

Presentazione e analisi

L'estensione della copertura nevosa indica la percentuale del territorio regionale occupato da neve. L'elaborazione di tale dato viene effettuata a partire da immagini satellitari acquisite dal sensore MODIS con risoluzione spaziale (dimensione minima della cella alla quale sono associate le informazioni sul terreno) di 500 m e una risoluzione temporale di 8 giorni. L'indicatore presenta l'andamento settimanale dell'estensione della copertura nevosa dell'utlimo anno idrologico (definito per convenzione da inizio novembre a fine ottobre dell’anno successivo) rispetto alla media del periodo 2000-2022.

Il calcolo del contenuto d'acqua del manto nevoso (SWE) si basa sulla conoscenza dell'estensione della copertura nevosa e sulla stima dell'altezza e della densità del manto nevoso effettuata con un modello matematico. La distribuzione spaziale dell'altezza del manto nevoso si ottiene partendo dalle misure automatiche dei nivometri della rete regionale. La modellizzazione si basa sulla descrizione matematica delle relazioni che esistono tra l'altezza della neve e le caratteristiche morfologiche del terreno: ad esempio, l'altezza della neve aumenta all'aumentare della quota o diminuisce all'aumentare della pendenza. Per quanto riguarda la densità delle neve, vengono utilizzati i dati raccolti dal personale del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, del Parco Naturale Mont Avic e della CVA, in appositi rilievi effettuati per la stima del SWE; a questi si aggiungono i dati raccolti dai rilevatori AINEVA e dai rilevatori del servizio MeteoMont.
La stima del SWE a scala regionale consente di conoscere la quantità totale di acqua presente nella neve sul territorio regionale e la sua distribuzione spaziale. Tale stima viene effettuata a partire dal 2000, con una cadenza settimanale, nel periodo novembre-maggio e confluisce nel bollettino idrologico predisposto dal Centro Funzionale Regionale.
L'indicatore presenta l'andamento settimanale del SWE nell'ultimo anno idrologico rispetto alla media degli anni precedenti.

fig1 indicatore swe 2212

 Fig 1: a) Evoluzione mensile dell'estensione della copertura nevosa (SCA) dell'ultimo anno idrologico rispetto alla media. b) Evoluzione mensile del contenuto d'acqua del manto nevoso (SWE) nell'ultimo anno idrologico rispetto alla media.

La figura 1a) mostra in blu il valore mensile dell'estensione della copertura nevosa nell'anno idrologico 2021-2022; in grigio è rappresentata la media storica. La stagione 2021-2022 è stata caratterizzata da valori sotto la media per tutta la stagione ad eccezione novembre e dicembre 2021. La figura 1b) mostra in blu il valore mensile di SWE nell'ultimo anno idrologico; in grigio la media storica. I valori sono espressi in milioni di metri cubi di acqua. Il 2021-2022 è stato l'anno peggiore dall'inizio del monitoraggio con valori dimezzati rispetto alla media da gennaio ad aprile ed una condizione di innevamento troppo scarsa a maggio per consentire l'esecuzione del modello matematico.

AMB_CEB_006 - Concentrazione di pollini e spore in atmosfera

Presentazione

Descrizione

L’indicatore riporta le concentrazioni medie decadali di spore fungine (Alternaria e Epicoccum) e pollini prodotti da diverse specie vegetali, rilevate nella stazione di monitoraggio di Aosta - Saint-Christophe nell'anno 2022. Non sono disponibili gli elaborati di Cogne - Gimillan con riferimento all'anno 2022.

I quattro colori, bianco, giallo, arancione e rosso, associati ai valori di concentrazione media rilevata nella decade, stanno ad indicare quattro classi di concentrazione, assente/molto bassa, bassa, media e alta e sono gli stessi utilizzati nel bollettino pollinico settimanale, pubblicato sul sito ARPA VdA.

Viene anche proposta, per le spore fungine e i pollini considerati, una tabella sintetica con le seguenti informazioni:

  • giorno di inizio stagione pollinica;
  • giorno di fine stagione pollinica;
  • indice pollinico stagionale;
  • picco di concentrazione massima raggiunta;
  • giorno di picco della concentrazione.

Messaggio chiave

Sono riportate le concentrazioni medie decadali dei principali pollini e spore fungine rilevate nella piana di Aosta (Stazione di Saint-Christophe, 545 m s.l.m.), unitamente ad un'informazione visiva, il colore, legata al livello di concentrazione raggiunto, e ai più importanti parametri descrittivi della stagione pollinica.

Obiettivo

L’obiettivo dell’indicatore è dare evidenza, su scala annuale, delle concentrazioni di pollini e spore rilevate nella piana di Aosta. L’attenzione al monitoraggio dei pollini ha una valenza legata all’impatto che i pollini hanno sulla popolazione in termini di manifestazioni allergiche.  
Il granulo pollinico, o polline, è una struttura biologica di dimensioni microscopiche, molto complessa, contenente il gametofita maschile, il cui ruolo è quello di diffondere il materiale genetico delle piante a seme (Angiosperme e Gimnosperme).
I pollini oggetto del monitoraggio aerobiologico sono prodotti, nella maggioranza dei casi, da piante anemofile, che affidano al vento il loro polline, piccolo e leggero,  perché possa raggiungere i fiori distanti anche decine di chilometri. Le piante si garantiscono una maggior probabilità di successo dell’impollinazione attraverso la liberazione di elevate quantità di granuli pollinici. Questa produzione massiccia è la principale causa del manifestarsi delle pollinosi o allergie ai pollini. Il meccanismo allergenico viene indotto dalle componenti strutturali del granulo, in particolar modo da proteine e glicoproteine, che sono in grado di provocare la produzione di immunoglobuline specifiche (IgE) e il successivo rilascio di istamina nelle mucose dei soggetti sensibilizzati. Le IgE appartengono ad una famiglia di anticorpi prodotti dall'organismo durante una reazione allergica o in seguito ad un'infezione parassitaria. In caso di reazioni allergiche, un organismo è in grado di produrre IgE specifiche per la sostanza che ha scatenato la reazione.
I pollini compaiono in periodi ed in quantità diverse a seconda del tipo di pianta che li produce. La loro presenza dipende inoltre dalle caratteristiche climatiche e da fattori  meteorologici, come temperatura, vento, soleggiamento e pioggia, che hanno un’influenza non solo sui meccanismi fisiologici che inducono la pianta a produrre il polline, ma anche sul loro trasporto dalla sorgente al luogo di arrivo.
Le concentrazioni polliniche sono generalmente alte in giorni caldi e soleggiati, basse in giorni freddi e piovosi. Concentrazioni basse si hanno anche quando la sorgente pollinica è bagnata a causa di una pioggia recente o per la nebbia, mentre alte concentrazioni si rilevano quando la sorgente è asciutta e riscaldata.
Parallelamente al monitoraggio dei pollini, ARPA monitora le spore di alcune muffe.
Le muffe, o miceti, svolgono nell´ecosistema un ruolo fondamentale: la decomposizione ed il riciclaggio delle materie organiche prodotte da varie fonti biologiche, di origine animale e vegetale. I miceti, durante il loro ciclo di vita, producono le spore che rappresentano  le cellule specializzate deputate  alla riproduzione e  alla diffusione delle specie fungine.
I fattori che influenzano la maggiore o minore presenza di spore fungine in aria sono molteplici, in particolare la temperatura e l'umidità relativa dell'aria.  La produzione e il rilascio delle spore fungine è comunque favorita da una temperatura dell'aria compresa tra 18°C e 32°C, da una umidità relativa superiore al 65% e da condizioni di calma di vento. Normalmente si riscontra una concentrazione più alta di spore fungine nelle aree rurali rispetto all'ambiente urbano.
La forma delle spore può variare molto (sferica, elissoidale, piriforme, fusoidale, clavata). Esse hanno dimensioni generalmente molto piccole e si disperdono facilmente in aria durante il periodo di sporulazione che, nella nostra regione, inizia dalla tarda primavera e si protrae fino all´autunno. Le concentrazioni massime si registrano solitamente ad estate inoltrata.
Le spore maggiormente allergizzanti sono tra le più piccole, con dimensioni comprese tra  3 µm e 30 µm. Sono facilmente trasportate dal vento anche a grandi distanze e, facendo parte del particolato atmosferico inalabile dall´uomo, sono in grado di raggiungere le vie respiratorie profonde, causando, analogamente ai pollini, i sintomi dell´allergia.
All’interesse del monitoraggio pollinico legato alle manifestazioni allergiche, si aggiunge e si rafforza, con l’estendersi della serie storica, un suo importante ruolo nello studio delle variazioni, su lunga scala temporale, dei cicli di vita dei vegetali, in relazione alle variazioni climatiche: si rimanda per gli approfondimenti all’apposita scheda (RSA 2011 - AMB_CEB_A03 Monitoraggio aerobiologico).

Ruolo di Arpa

ARPA svolge il monitoraggio dalla fase di campionamento all’analisi secondo un metodo standardizzato (UNI 11208:2004 “Metodo di campionamento e conteggio dei granuli pollinici e delle spore aerodispersi) e secondo le Linee Guida ISPRA (151/2017). Gli operatori sono stati adeguatamente formati e sono regolarmente sottoposti a verifiche di precisione e di accuratezza del dato analitico fornito.

Classificazione

Area tematica SINAnet

Tutela e prevenzione

Tema SINAnet

Ambiente e benessere

DPSIR

S

Determinanti - Pressioni - Stato - Impatto - Risposte

Valutazione

Stato

non applicabile

Tendenza

non applicabile

 

Informazione sui dati

Qualità dell'informazione

Rilevanza

Accuratezza

Comparabilità nel tempo

Comparabilità nello spazio

1 1 1 1

Proprietà del dato

ARPA Valle d'Aosta

Periodicità di aggiornamento

Annuale (raccolta dei dati continua)

Data di aggiornamento

31/12/2022

Copertura temporale

Aosta - Saint Christophe dal 1999

Cogne - Gimillan dal 2003

Copertura territoriale

2 siti di monitoraggio: Saint Christophe e Cogne in frazione Gimillian (i dati relativi a questo secondo sito non sono disponibili al momento)

Riferimenti

Inquadramento normativo

Nessun riferimento legislativo specifico.
Norma tecnica di riferimento per le determinazioni polliniche: UNI 11208:2004 “Metodo di campionamento e conteggio dei granuli pollinici e delle spore aerodispersi".

POLLnet - Linee guida per il monitoraggio aerobiologico. Manuali e Linee Guida ISPRA 151/2017

Relazione con la normativa

Riferimento generale alla caratterizzazione delle particelle aerodisperse.

Livelli di riferimento

Non applicabile.

Indicatori analoghi presenti in altre relazioni

Annuario dei dati ambientali ISPRA

Presentazione e analisi

L’ARPA Valle d’Aosta possiede due stazioni di monitoraggio aerobiologico: una ubicata a Saint-Christophe (tetto sede dell’Agenzia a 545 metri s.l.m.) e una a Cogne (fraz. Gimillian a circa 1785 metri s.l.m.). Con riferimento all'anno 2022, sono disponibili solo i dati elaborati a seguito dei campionamenti effettuati nella stazione di Saint-Christophe, dove il campionatore è operativo tutto l'anno, salvo problemi tecnici.

 

MONITORAGGIO AEROBIOLOGICO NELLA PIANA DI AOSTA

CONCENTRAZIONI MEDIE DECADALI DEI POLLINI PRODOTTI DA DIVERSE SPECIE VEGETALI (espresse come pollini/m3 di aria) - 2022

 

polliniaosta 1222

Clicca qui o sull'immagine per zoomare

Legenda: concentrazioni pollini (p/m3)

  Assente/molto bassa   Bassa   Media   Alta

 

 

I grafici qui riportati rappresentano la concentrazione in atmosfera  (pollini/m3), calcolata per decade, dei granuli pollinici emessi dalla vegetazione durante la fase della fioritura, associate a quattro classi di concentrazione (assente/molto bassa, bassa, media e alta).

Si sottolinea che le quattro classi di concentrazione non corrispondono a dei livelli di rischio allergia. La valutazione fa riferimento alla quantità di polline delle varie specie/famiglie anemofile nell'aria e non fornisce indicazioni sulle concentrazioni polliniche "soglia" in grado di scatenare una reazione allergica.

La tabella dei valori di riferimento, relativi a ciascun polline, è riportata per intero nella Home page del sito POLLnet (I bollettini pollinici d'Italia con un clic - Valori di riferimento).

 

CONCENTRAZIONI MEDIE DECADALI DI ALTERNARIA E EPICOCCUM (espresse come spore/m3 di aria) - 2022

 

 sporeaosta 1222

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Per Alternaria vale la legenda fornita per le concentrazioni dei pollini.

Per Epicocco non sono ancora stati stabiliti i livelli di concentrazioni riferibili alle quattro classi riportate in legenda, di conseguenza non viene fornita l'informazione colorimetrica ad essi collegata.

 

TABELLA RIASSUNTIVA DEI PRINCIPALI PARAMETRI DESCRITTIVI DELLA STAGIONE POLLINICA 2022

AOSTA 2022 Inizio stagione pollinica (data) Fine stagione pollinica (data) Indice pollinico stagionale (polline /m3) Picco concentrazione
massima   (polline/m3) massima     (data)
Cupressaceae 31-gen 11-lug 3843 171 17-feb
Corylus avellana (Nocciolo) 3-gen 22-mar 2149 164 3-feb
Ulmaceae 30-gen 19-mar 999 144 6-feb
Alnus (Ontano) 29-gen 26-mag 3854 358 2-feb
Populus (Pioppo) 16-feb 13-apr 4224 258 27-mar
Fraxinus 16-mar 26-apr 7881 694 26-mar
Betula 26-mar 13-mag 8191 475 17-apr
Salix 17-feb 4-mag 775 94 17-apr
Quercus 13-apr 17-mag 2575 181 2-mag
Pinaceae 10-mag 21-lug 2154 128 21-mag
Gramineae 10-mag 28-ago 4311 367 19-mag
Polygonaceae 17-apr 16-set 313 12 14-mag
Plantaginaceae 11-mag 2-set 494 16 14-lug
Castanea sativa (Castagno) 4-giu 12-lug 5120 552 18-giu
Urticaceae 24-apr 14-set 3808 97 24-ago
Compositae 13-lug 28-set 741 24 13-ago
Amaranthaceae 13-lug 27-set 1071 39 21-ago
Alternaria 23-giu 17-ott 18791 432 27-ago
Epicoccum 23-ago 26-ott 3272 101 6-set

 

 

I dati corrispondono al 99% delle letture (due giorni mancanti su 365).

La data di inizio e fine stagione pollinica sono calcolate secondo Jäger et al. (1996).

L'Indice pollinico stagionale è la somma delle concentrazioni medie giornaliere rilevate in aria durante l'intera stagione.